Terapia dei disturbi sessuali

Terapia disturbi orgasmo

Terapia disturbi orgasmo
Scritto da Adriano Legacci

Terapia disturbi orgasmo: eiaculazione precoce e anorgasmia femminile

Terapia disturbi orgasmo maschile e femminile.

Terapia disturbi orgasmo femminile: ANORGASMIA.

La tipologia di trattamento del Disturbo dell’orgasmo femminile (o anorgasmia) proposta da Dèttore (2004) si basa su considerazioni eziologiche, che attribuiscono la causa principale del disturbo all’effetto inibitorio dell’ansia durante il rapporto sessuale. A differenza dell’uomo, in cui la presenza dell’ansia determina una facilitazione dell’orgasmo, la donna vive questa condizione nei termini di un’inibizione e di una perdita di concentrazione sulle proprie sensazioni corporee, che si traduce in una difficoltà a raggiungere l’orgasmo (Dèttore, 2004).

Sulla base di queste formulazioni, l’autore propone il programma terapeutico ideato da LoPiccolo (LoPiccolo e Lobitz, 1972; Heiman et al., 1976) per la terapia disturbi orgasmo e il trattamento dell’anorgasmia femminile. Il processo terapeutico si sviluppa in nove passaggi principali (Dèttore, 2004):

  1. Una fase preliminare finalizzata al miglioramento della conoscenza e della consapevolezza corporea: vengono fornite informazioni di fisiologia e anatomia sessuale, proponendo alla donna di attuare un’ auto-osservazione del proprio corpo nudo, con il supporto di uno specchio.
  2. La donna viene indirizzata verso l’esplorazione visiva e tattile dei propri genitali, per ridurre l’ansia che appare talvolta associata alla masturbazione.
  3. L’esplorazione dei genitali viene continuata finché non vengono individuate le aree sensibili più piacevoli da toccare.
  4. A questo punto viene prescritta la stimolazione manuale delle zone individuate nella fase precedente.
  5. La stimolazione ha lo scopo di raggiungere la fase orgasmica. Se la donna non riesce ad ottenere l’orgasmo, le viene prescritto di aumentare l’intensità e la durata della stimolazione genitale, finché questo non sopraggiunga; viene alimentato inoltre l’utilizzo di fantasie sessuali ed incoraggiata la partecipazione attiva, per limitare la sensazione, riscontrata frequentemente, di essere spettatrice passiva del proprio orgasmo.
  6. Se l’orgasmo non viene raggiunto nelle fasi precedenti, il terapeuta consiglia il ricorso ad agenti esterni stimolanti, come il vibratore, suggerendo, in particolar modo alle donne che temono di perdere il controllo durante l’attività sessuale, di simulare durante l’autostimolazione le manifestazioni che considerano caratterizzanti la risposta orgasmica, come movimenti muscolari, respiro affannoso, ecc.
  7. Una volta ottenuto l’orgasmo, si prescrive alla donna di effettuare la masturbazione in presenza del partner, per ridurre l’ansia spesso legata alla possibilità di provare piacere di fronte a lui e per dargli indicazioni precise sulle modalità di stimolazione che preferisce ricevere.
  8. L’uomo, ottenute le indicazioni, stimola la donna nelle modalità che lei stessa gli ha suggerito, attenendosi alle sue istruzioni.
  9. Una volta raggiunto l’orgasmo mediante la stimolazione manuale del partner, è possibile passare al coito; viene suggerita ai partner la scelta di una posizione laterale che consenta all’uomo la penetrazione e, allo stesso tempo, una stimolazione manuale dei genitali femminili.

(Dèttore, 2004).

Nel trattamento delle anorgasmie secondarie è particolarmente importante associare alle Procedure Cognitivo Comportamentali anche una concomitante analisi in profondità delle dinamiche relazionali della coppia, degli eventuali conflitti e delle possibili fobie che si sono instaurate nel corso del tempo (Dèttore, 2004).

Terapia disturbi orgasmo maschile.

Per quanto riguarda il trattamento del Disturbo dell’orgasmo maschile si ripropone la classificazione di Simonelli e Rossi (1997) delle diverse forme di alterazioni, per ciascuna delle quali vengono suggerite specifiche modalità terapeutiche.

Terapia disturbi orgasmo per l’ANEIACULAZIONE SENZA ORGASMO.

  • La terapia ideata da Masters e Johnson (e ripresa da Helen Kaplan) incentiva la comunicazione tra i partner ed è finalizzata alla ricerca della stimolazione sessuale più idonea. Le fasi iniziali del trattamento mirano al raggiungimento dell’eiaculazione al di fuori del coito, attraverso modalità di stimolazione manuale o orale; nella fase successiva, in cui viene consentito il coito, si prescrive che la penetrazione avvenga qualche momento prima dell’eiaculazione (Simonelli, Rossi, 1997).
  • Un utilizzo integrato della terapia mansionale associata all’uso del vibromassaggiatore, impiegato prima solo dal paziente e poi con l’aiuto della partner (Simonelli, Rossi, 1997).
  • Le tecniche di rilassamento e di ipnosi sono utilizzate con lo scopo sia di abbassare le difese relative all’inibizione dell’eiaculazione ed ai sottostanti meccanismi di controllo sia di promuovere nell’uomo una maggior consapevolezza corporea (Simonelli, Rossi, 1997).
  • La terapia del gioco è stata ideata sulla base delle formulazioni teoriche di Apfelbaum (1989), che considera l’aneiaculazione senza orgasmo, nella sua forma primaria situazionale, strettamente legata ad un tipo di eccitazione che si esprime solo a livello fisiologico, ma non erotico; l’uomo si focalizza esclusivamente sulla soddisfazione della partner, il cui desiderio che l’uomo eiaculi viene vissuto come una richiesta obbligata di performance che lo distrae dai propri bisogni, incentivando l’inibizione. L’autore ritiene che questo tipo di uomini possiedano una carente capacità di giocare e lasciarsi andare durante il rapporto sessuale, che viene sperimentato non tanto come piacere quanto piuttosto come un dovere. Nell’ambito della terapia del gioco si lavora tramite il paradosso, rinforzando il sintomo, incoraggiando la costruzione di fantasie di coppia, sostenendo il paziente nello sviluppo della capacità di riconoscere le proprie sensazioni corporee al di fuori della sessualità e sostituendo il concetto di performance con quello di gioco (Simonelli, Rossi, 1997).Un aspetto importante del trattamento basato su tali considerazioni teoriche è costituito dalla tecnica del counterbypassing o compito delle lamentele, attraverso la quale il paziente viene aiutato a raggiungere la consapevolezza cosciente del suo rifiuto di eiaculare, poiché si sente sfruttato, usato o non eccitato dalla partner. L’espressione esplicita di questo vissuto favorisce, secondo Apfelbaum (2000), un’esperienza di espansione del proprio ego che, unita all’accettazione da parte della donna delle emozioni negative del partner legate alla prestazione sessuale, promuove il ritorno dell’eccitamento sessuale (Dèttore, 2004).

Terapia disturbi orgasmo per l’EIACULAZIONE RITARDATA.

  • Nelle sue formulazioni psicoanalitiche, Fenichel (1945) considerava questo tipo di alterazione dell’orgasmo maschile come l’espressione manifesta di conflitti edipici profondi. La psicoanalisi affronta il trattamento di questo e di altri disturbi sessuali ponendo in secondo piano la diretta risoluzione del sintomo, focalizzandosi invece sull’intera struttura di personalità dell’individuo e sui conflitti inconsci che sono alla base della formazione e del mantenimento del sintomo (Simonelli, Rossi, 1997).
  • Al contrario, il modello terapeutico ideato da Masters e Johnson, precedentemente riportato, era esplicitamente centrato sul sintomo sessuale e finalizzato alla sua risoluzione (Simonelli, Rossi, 1997).
  • La variabilità della scelta terapeutica comprende anche il trattamento sessuale integrato di Helen Kaplan, che utilizza tecniche comportamentiste inserendole all’interno di una cornice terapeutica a stampo psicodinamico (Simonelli, Rossi, 1997).

Terapia disturbi orgasmo per l’EIACULAZIONE ANESTETICA.

  • Simonelli e Rossi (1997) propongono per il trattamento dell’eiaculazione anestetica strategie analoghe a quelle presentate per il trattamento sessuale integrato dell’eiaculazione ritardata, consistente nella prescrizione di esercizi sessuali miranti ad una graduale desensibilizzazione del paziente (stimolazione rilassata ed inesigente; distrazione dall’auto osservazione a carattere inibitorio mediante l’incentivo alle utilizzo di fantasie erotiche; elaborazione delle difese e delle resistenze al trattamento).

Terapia disturbi orgasmo per L’EIACULAZIONE RETROGRADA e l’ORGASMO ANEIACULATORIO.

L’Eiaculazione retrograda e l’Orgasmo aneiaculatorio sono disfunzioni di origine organica, il cui trattamento richiede il ricorso a specifiche indicazioni mediche.

Terapia disturbi orgasmo per l’EIACULAZIONE PRECOCE.

Nell’ambito della “terapia disturbi orgasmo”, il trattamento dell’Eiaculazione precoce prevede, in molti casi, il ricorso a particolari esercizi sessuali che mirano a ritardare il processo di eiaculazione:

  • La “Manovra dello squeeze”, o compressione, è una tecnica introdotta per la prima volta da Semans (1956) e ripresa successivamente da Masters e Johnson (1970). Questa procedura prevede che, nel momento immediatamente precedente all’eiaculazione, si comprima la zona del pene subito sotto il glande utilizzando il pollice, l’indice e il dito medio, per circa 3-4 secondi; in tal modo l’eiaculazione viene bloccata e spesso viene persa parte dell’erezione (Dèttore, 2004). L’esercizio viene realizzato prima mediante stimolazione manuale e successivamente durante il coito, ogni volta che l’uomo comunica alla partner di essere prossimo all’eiaculazione, con lo scopo di ottenere un graduale allungamento della latenza eiaculatoria (Dèttore, 2004).
  • La tecnica dello “stop-start”, proposta da Helen Kaplan (1974) in base all’ipotesi che attribuiva l’origine dell’eiaculazione precoce ad un’incapacità del soggetto di percepire il proprio livello di attivazione sessuale ed, in particolare, le sensazioni premonitorie dell’orgasmo. L’individuo tende a distrarsi dalle proprie sensazioni erotiche, credendo erroneamente di ritardare in tal modo l’eiaculazione, mentre, sostiene l’autrice, se si concentrasse sulle sue sensazioni potrebbe capire quando è prossimo all’eiaculazione ed imparare a ritardarla in questo frangente (Dèttore, 2004; Menchini-Fabris, Giorgi, Marchitiello, Turchi, 1997).La procedura presentata dalla Kaplan è simile alla manovra dello squeeze proposta da Masters e Johnson, con l’aggiunta della prescrizione, rivolta all’uomo, a concentrare la sua attenzione sulle proprie sensazioni genitali (Dèttore, 2004). L’approccio innovativo della Kaplan prevede, accanto agli esercizi rivolti alla risoluzione del sintomo, anche l’analisi e la comprensione delle resistenze e dei conflitti che ostacolano una risposta sessuale soddisfacente.
  • In contrapposizione alla tesi della Kaplan, Dèttore (2004) cita alcuni studi che hanno evidenziato nei soggetti affetti da eiaculazione precoce una miglior consapevolezza dei propri livelli di attivazione fisiologica, che deriva proprio dalla loro costante preoccupazione per l’imminente eiaculazione. L’autore ritiene che l’efficacia delle tecniche sopra presentate dipenda soprattutto dal fatto che, attraverso esse, l’uomo è portato a migliorare il controllo del suo livello di attivazione; la ripetizione dell’esercizio inoltre favorisce un aumento della frequenza dell’attività sessuale ed un conseguente innalzamento della soglia sensoriale del pene. Anche i casi in cui l’eiaculazione precoce dipende dall’ansia che emerge durante il rapporto sessuale possono beneficiare di tali tecniche che, oltre al loro specifico impiego, assolvono anche ad una funzione di desensibilizzazione sistematica finalizzata alla riduzione del livello di ansia (Dèttore, 2004).

Se l’origine dell’eiaculazione precoce è attribuibile a cause organiche, l’intervento terapeutico sarà rivolto alla correzione della patologia primaria mediante l’utilizzo di farmaci che agiscono sui sistemi implicati nello sviluppo del disturbo organico. Nei casi di eiaculazione precoce primitiva (ossia che insorge fin dai primi rapporti sessuali) la terapia medica prevede il ricorso a specifiche classi di farmaci (Menchini-Fabris, Giorgi, Marchitiello, Turchi, 1997):

  • Beta-bloccanti: sono farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale, inibendo il riflesso eiaculatorio mediante un’azione a livello corticale.
  • Fenotiazinici, butirrofenonici, Imao, triciclici (clomipramina), benzodiazepinici: sono farmaci ad azione dopaminergica che agiscono sia sul sistema nervoso centrale, bloccando i recettori dopaminergici postsinaptici, sia sul sistema nervoso periferico, con funzione anticolinergica e alfabloccante. In particolare, l’uso della clomipramina, antidepressivo triciclico, inibendo l’uptake della serotonina a livello centrale, provoca un aumento della latenza di risposta agli stimoli eccitatori e, di conseguenza, un ritardo della fase eiaculatoria.
  • Sostanze derivanti dalla novocaina, ad azione anestetica, che agiscono a livello del sistema nervoso periferico: generalmente sono utilizzate nella forma di pomate da applicare sul glande con lo scopo di dilatare la durata del riflesso eiaculatorio. Gli autori, tuttavia, ricordano che l’utilizzo di questi farmaci produce un effetto temporaneo e, in molti casi, poco soddisfacente.

Sull'Autore

Adriano Legacci

6 Commenti

  • a me capita ad un certo punto che il piacere è così intenso che non posso più resistere e mi lascio andare all’orgasmo ,sopratutto se sono in posizioni che mi eccitano ancora di più (posizione da dietro in ginocchio o pecorina) e quindi non riesco a soddisfare la mia partner

    • Walter,
      si tratta con ogni probabilità di un problema di eiaculazione precoce. Con alcuni specifici esercizi, un breve periodo di psicoterapia associato ad una eventuale assunzione temporanea di farmaci, il problema può essere facilmente risolto.

  • Buongiorno vorrei un informazione e un un po di tempi che ho rapporti sessuali faccio l amore con la mia donna ma il problema che lei viene e hai i suoi orgasmi anche 6/7 volte mentre io anche dopo un po che lo facciamo anche una mezzora un ora non arrivo all orgasmo e non vengo arrivando al punto di finire il rapporto con la mia donna che dice basta non ce la faccio piu a me rimane la voglia e il pene duro e lei ci rimane pero male perche non vengo

    • Il lato positivo di questo quadro consiste nella capacità di prolungare il rapporto garantendo alla sua donna il tempo necessario per raggiungere l’orgasmo. Sul fronte negativo rimane invece la sua “non disponibilità” ad arrivare all’eiaculazione. Le suggerisco di indagare, con l’aiuto di un sessuologo, le possibili ragioni di carattere organico (sclerosi multipla, diabete, morbo di Parkinson, assunzioe di farmaci o droghe, ipertrofia prostatica benigna) o emotivo che le impediscono di fidarsi completamente e di “lasciarsi andare” nella relazione.

    • Roberta, molti farmaci -compresi i beta bloccanti- possono interferire con la capacità di raggiungere l’orgasmo. A meno che il disturbo non si sostenuto anche da una ragione psichica, il sintomo in genere scompare interrompendo il trattamento farmacologico.

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